Amor Fati: la formula della grandezza umana
La formula per la grandezza dell'uomo è amor fati: non volere nulla di diverso, né dietro né davanti a sé, per tutta l'eternità
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Ciao lettore di UnaTantum, come stai?
Sono tre settimane che non scrivo.
Sono stato preso da alcuni cambiamenti lavorativi, trasferte, il corso alla Bocconi e altri progetti che sto portando avanti.
Ma da circa una settimana mi sono ripromesso di rimettermi sulla tastiera e scrivere.
Di riprendere anche ActionBooks che mi sta dando molte soddisfazioni.
Però devo anche ringraziare queste tre settimane che mi hanno fatto riflettere, portando molte idee nella mia mente, ma anche riflessioni su come ogni giorno agiamo verso il nostro fato.
Infatti vi voglio parlare di una locuzione che ho scoperto qualche tempo fa: Amor Fati.
Una concezione del destino trattata dallo stoicismo che riprendeva l'antica visione della circolarità della storia. Riscoperta grazie a un podcast l’ho approfondita.
La legenda narra che Nietzsche nel 1876, vedendo per la prima volta di mare, coniò il termine “Amor fati”.
È una massima usata da Nietzsche per definire il corretto atteggiamento dell'oltreuomo che accetta gioiosamente e quindi ama il destino al quale non può sottrarsi, poiché è egli stesso l'unico in grado di realizzarlo compiutamente:
«Lo stato più alto che un filosofo possa raggiungere è la posizione dionisiaca verso l'esistenza: la mia formula perciò è amor fati.[...] A tal fine occorre comprendere i lati finora negati dell'esistenza non solo come necessari bensì come desiderabili...per sé stessi come i lati più fecondi, più potenti, più veri dell'esistenza, in cui la volontà di essi si esprime più chiaramente [...] Ho scoperto come un altro e più forte tipo d'uomo debba necessariamente escogitare l'innalzamento e il potenziamento dell'uomo in un'altra direzione: esseri superiori, al di là del bene e del male ... la mia formula per la grandezza dell'uomo è amor fati: non volere nulla di diverso, né dietro né davanti a sé, per tutta l'eternità.»
L'oltreuomo superando ogni schema morale o speculativo è infatti in grado di accettare l'arbitrarietà degli inaspettati accadimenti umani poiché egli non cerca la consolazione dei mali passati o di quelli che lo affliggono, né tenta di scansare il futuro affidandosi alla prevedibilità causale: egli, infatti, è al di là del tempo, nella dimensione dell'eterno ritorno.
Non è la semplice accettazione del destino o fato, il rassegnarsi a ciò che succede, o ancora peggio rassegnarsi a un destino che si suppone disegnato da un’entità superiore.
E’ più profondamente l’amare incondizionatamente il proprio fato dopo essersi impegnati in scelte e percorsi personali, cercando la strada verso la verità, la propria personale e unica strada nel mondo.
Una ricerca che può portare a momenti di caos, a momenti d’ombra, a periodi in cui tutto sembra essere sbagliato, specialmente se le decisioni passate e quello che abbiamo lasciato sembrano una perdita incolmabile.
Mi sono ritrovato in questa espressione, “amor fati”, in un momento in cui stavo rimettendo tutto in discussione e l’amor fati mi ha riportata sulla strada in cui pensiero e libertà danno vita al destino, alla nostra vita com’è ora.
Un destino che non sempre è immediatamente comprensibile, che a volte sembra anzi l’opposto di quello che cercavamo e che invece è proprio quello che deve essere: perché il destino è l’espressione, la realizzazione dei nostri desideri più profondi, non di quelli che amiamo mostrare.
Accettare il compimento del destino, capirlo, è amor fati.
Fare pace con il fatto che ci si è creati le condizioni per fare quello che stiamo facendo e vivere come stiamo vivendo è fondamentale per essere felici.
Per questo serve amor fati, non il fatalismo, ma l’antidoto al fatalismo: sforzarsi il più possibile di agire, di essere coerenti con se stessi, di perseguire i propri ideali e accettarne però infine la realizzazione così com’è, perché, come scriveva Goethe, “nel nomento in cui uno si impegna a fondo, anche la provvidenza allora si muove. Infinite cose accadono per aiutarlo, cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute.”
Amor Fati ci spinge a dire: metteremo le nostre energie, emozioni e sforzi solo dove avranno un impatto reale. Questo è quel posto. Ci diremo: questo è quello che devo fare o sopportare? Beh, potrei anche esserne felice.
L'obiettivo è:
No: sto bene con questo.
No: penso di sentirmi bene per questo.
Ma: mi sento benissimo. Perché se è successo, allora doveva succedere, e sono contento che sia successo quando è successo. Farò del mio meglio.
E procedere a fare esattamente questo. Se l'evento deve accadere, amor fati è la risposta.
Sì, è un po' innaturale amare le cose che non avremmo mai voluto accadessero. Ma da quali altre avversità peggiori potrebbe salvarci? Cosa potremmo imparare da questa esperienza non scelta?
Quali eventi positivi, ugualmente inaspettati, potrebbero derivarne? Sappiamo che in retrospettiva spesso guardiamo indietro ai momenti difficili con affetto, quasi con nostalgia, quindi potremmo anche sentirlo ora.
Questo non vuol dire che il bene supererà sempre il male.
Tuttavia, abbraccia tutto. Non desiderare che sia diverso.
Non devi piacerti per lavorarci, per usarlo a tuo vantaggio.
Amor fati: un amore per ciò che accade. Perché questa è la tua unica opzione.
Alla prossima,
Luigi
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Mi piace che tu abbia fatto una nuova nuewsletter ma l'"amor fati" che indica l’amore verso il fato ( o destino) non mi piace come non mi piace la teoria dell’Eterno Ritorno in cui l’universo, ciò che lo compone, gli uomini, nasceranno e periranno in un immortale e smisurato moto eterno, uguali a sé stessi. MI spiace (ma anche no) ma io non condivido questo punto di vista. Per me vale l'HOMO FABER FORTUNAE SUAE: il fato non esiste ed ognuno è l'artefice del proprio destino (ci abbiamo pure scritto un libro).