Kintsugi: L’essenza della resilienza
L'arte giapponese di abbracciare la bellezza delle cicatrici
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Oggi ti voglio parlare di un concetto bellissimo, riscoperto in un libro che parla della filosogia giapponese.
Sono sempre stato affascinato dall’oriente, nel loro modo di pensare ma soprattutto dal Kaizen, inteso come miglioramento continuo. Tanto da inserirlo nel libro in Operazione Farfalla. Quasi ossessionato dal voler migliorare ogni giorno, anche del 1%.
Oggi parlo di Kintsugi.
La storia di questa insolita arte risale al 15° secolo. Lo Shogun Ashikaga Yoshimasa (1358-1408) aveva rotto la sua tazza da tè preferita e decise di inviarla in Cina per farla riparare.
Ma al suo ritorno, rimase molto deluso dai brutti punti metallici che erano stati utilizzati per unire i pezzi rotti. Così ordinò ai suoi artigiani di cercare un modo più appropriato di riparazione.
I vasai decisero di riempire le fessure con della resina laccata e oro in polvere. La ceramica rotta divenne così un'opera d'arte!
Lo Shogun aveva preso qualcosa di rotto e brutto e lo ha trasformato in qualcosa di bello e prezioso!
Quando si rompe qualcosa cosa fai?
In occidente solitamente si getta via e si acquista l’oggetto nuovo.
Quando si rompe una relazione cosa fai?
Lasci andare e forse ti lanci verso un nuovo legame. Ma è corretto comportarsi così?
In Giappone no. In Giappone, quando un oggetto in ceramica si rompe, lo si ripara con l’oro, poiché si è convinti che un “vaso rotto possa divenire ancora più bello di quanto già non lo fosse in origine”.
Questa tecnica di riparazione prende il nome di Kintsugi o Kintsukuroi, e consiste nell’incollare i frammenti dell’oggetto rotto con una lacca giallo rossastra naturale e nello spolverare le crepe, che attraversano l’opera ricomposta, con della polvere d’oro.
Il risultato è strabiliante: il manufatto è striato d’oro, percorso da linee che lo rendono nuovo, diverso, bellissimo.
La casualità determinata dalla rottura, rende gli oggetti redivivi, grazie al Kintsugi, tutti differenti fra loro e dunque unici, oltre che pregevoli per via del metallo prezioso che li decora.
Rompendosi, le ceramiche acquisiscono una nuova vita proprio attraverso le linee di frattura, diventando pezzi di arte ancora più pregiati. Proprio grazie alle sue cicatrici!
Il Kintsugi mi ha dato dei spunti di riflessione che voglio condividere con te:
Accetta il cambiamento: le cose possono cambiare, ma questo può essere una opportunità di crescita. Molte volte ti aspetti che gli altri diventino come te. Ma non è così. Accetta che le cose sono cambiate e tu ti devi sapere adattare.
Non buttare quello che si rompe: la rottura di qualcosa non rappresenta la sua fine, ma l’occasione di una nuova, più matura e preziosa rinascita. Mio nonno prima, ma anche mio padre ancora tutt’ora hanno sempre avuto quell’arte di riparare. Di non buttare qualcosa, ma di renderla migliore con delle accortezze.
Imparare a riparare con cura: in modo che da una rottura o una imperfezione possa nascere una forma ancora maggiore di “bellezza” estetica e interiore.
Non nascondere la storia dell’oggetto, ma enfatizzarla tramite la riparazione; è l’arte di non vergognarsi delle ferite, ma di imparare ad abbracciare il danno, la rottura. Ogni crepa è parte della storia dell'oggetto e diventa più bello, proprio perché è stato rotto.
Nella nostra vita siamo spesso soliti dare alla “rottura” un significato negativo, di dolore, fallimento e vergogna. Quello che il Kintsugi ci insegna è che ogni esistenza, anche la più dolorosa e tormentata, può essere fonte di forza, e le cicatrici stesse, diventano bellezza da esibire con orgoglio.
Siamo molto più forti e più adattabili di quanto pensiamo di essere.
Si deve tentare di recuperare, e nel farlo ci si guadagna.
È l’essenza della resilienza. Nella vita di ognuno di noi, forse, si deve cercare il modo di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di crescere attraverso le proprie esperienze dolorose, di valorizzarle, esibirle e convincersi che sono proprio queste che rendono ogni persona unica, preziosa.
Possiamo finalmente scoprire che siamo stati più forti di quanto avessimo mai immaginato. Questo è l’essenza della resilienza ovvero la capacità di fronteggiare situazioni difficili e di riorganizzare positivamente la propria vita, di trasformare un evento doloroso in un processo di apprendimento e di crescita.
Le cicatrici che portiamo devono essere il segno della nostra unicità e della nostra forza.
“Il mondo spezza tutti e poi molti sono forti proprio nei punti spezzati.” (Ernest Hemingway)
Alla prossima,
Luigi
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