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La maratona come lezione di vita.
Sotto il traguardo della Maratona di Firenze, con gli occhi alla cupola di Brunelleschi e dopo aver passato il David di Michelangelo, ripensi a come ci sei arrivato quì.
Fino a tre anni fa pesavo 137kg e avevo avuto qualche attacco di panico.
Non credevo che si potesse stare meglio. Non leggevo, meditavo o facevo sport.
Cominciai a correre per perdere peso, ma ero soprattutto circondato da scettici che mi ripetevano:
“Tu non potrai mai farcela”
“Vedrai che mollerai”
“Ci sono passato anche io, prima o poi smetti”
Ma la corsa è un pò come la vita, ci sono delle regole auree.
Non devi partire forte, non devi seguire gli altri, devi essere costante e avere il tuo passo.
Sei al 21esimo km della maratona. Come nella vita. Credi di essere a metà della tua gara. Ti sei affiancato al tuo compagno di squadra. Volevi andare forte. Tu puoi andare forte. Puoi?
Le gambe girano, proprio come ti gira la vita. Ti sembra in discesa. Non hai dolori, la mente è sgombra. Quando hai preparato la gara, durante l’allenamento non pensavi che fosse così facile. Anzi pensavi che sarebbe stato più difficile. Ma non sai cosa ti aspetta.
Arrivi al 30esimo km le gambe cominciano a farsi sentire. Sono pesanti. E poi senti quel doloretto che ti ha accompagnato durante tutto l’allenamento.
Tutti i maratoneti parlano del muro dei 30km. Non esiste un vero è proprio muro. In pratica il tuo corpo ha finito le riserve. Deve accedere alla tua massa grassa.
Facile a dirlo, perchè la mente gioca dei brutti scherzi. Proprio come nella vita. C’è quella tua voce interna che dice che sei un impostore.
Che forse, quelle persone tre anni fa, avevano ragione. “Tu non puoi farcela”.
Rallenti. Sei al 32km. Cominci ad andare piano, cammini. Ti passa un compagno di squadra. Ti urla “Dai vieni con me”. Fosse facile, io sono un impostore. Non posso farcela.
Continui a correre. Come nella vita hai questi momenti down, dove non sei in forma. Ma devi correre. Non puoi fermarti. Non devi fermarti. Ti sembra di correre contro vento, in salita, tutti contro di te. Ma poi qualcosa accade.
Ti chiedi se sei davvero un impostore. Vedi una persona di 20 anni più grande di te che sta combattendo anche lui contro il “se stesso”.
Ti sei preparato per questo momento, ti sei svegliato 5 volte a settimana alle 6 del mattino. Hai corso con il dolore, sotto la pioggia, quando non avevivoglia. Tu ti sei allenato per farcela.
Sei al 38esimo, arrivi sotto il duomo. Senti il boato, aspettano te. Si proprio te che non credi in te stesso, loro credono in te.
Tra la folla senti una voce familiare “Vai Luigi, puoi farcela”. La mia famiglia. Loro sono lì per te. Loro credono in te.
Alzi lo sguardo e vedi la cupola di Brunelleschi. Nessuno aveva creduto in lui.
Davanti a tanta bellezza, non puoi fermarti. Allora vai, ce la devi mettere tutta.
Ormai sono quasi arrivato, non ora cara vocina. Dopo la maratona, Giuliano mi ha parlato dell’arte di correre di Murakami.
Sembra che ci sia un mantra da recitare durante la maratona “Pain is inevitable suffering is optional”:
Ed è vero. Il dolore è inevitabile, ma la sofferenza, come durante la vita, puoi decidere come affrontarla.
Dal 40esimo ti circondi di persone che si sostengono a vicenda “Dai non ti fermare”. “Ultimi due, aspettano noi”.
Ritorni al duomo, mancano 192 metri. Alzi le braccia al cielo e urli “Sono un finisher”.
Al ritiro della medaglia abbracci tutti. Le gambe sono come due montagne, ma il cuore e gli occhi sono in un oceano di emozioni.
Credo che nella vita, tutti corriamo una maratona. Molte volte pensiamo che la vita sia uno sprint. Una 10km. Parti forte, tanto finisce in massimo 50 minuti. Non è così.
La vita è una maratona con tanti sprint, ma non puoi correrli tutti forte. Anzi devi sapere qual’è il momento di andare forte, e quando andare piano.
La vita è una maratona.
Oggi una newsletter diversa, questo è il racconto della mia prima Maratona di Firenze.
Qui qualche foto e video del mio arrivo:
Alla prossima
Luigi
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